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La legge 580/1993

La legge 580/1993 è stata approvata in un periodo in cui il sistema istituzionale italiano appariva ancora organizzato intorno a strutture eccessivamente centralistiche, nelle quali il modello piramidale non sembrava più accettabile. In questa prospettiva la legge n.580 ha costituito una svolta e un modello per reimpostare il rapporto tra Stato e imprese.

Del resto, proprio dalla volontà di porsi al servizio delle imprese aveva preso l’avvio il cammino dell’autoriforma; la stessa articolazione territoriale (che, nella prima metà degli anni ’90, poteva vantare poco meno di cento sedi delle Camere, oltre un centinaio di sedi distaccate, circa centoventi aziende speciali e quasi una cinquantina di CdC italiane all’estero) si ispirava al principio secondo il quale sono le amministrazioni pubbliche a servire le imprese e non queste a seguire lo Stato.

Affermazione, questa, sancita dalla legge Bassanini n.59 /92, tra cui i principi fondamentali vi è quello della sussidiarietà; questa legge, che ha modificato radicalmente l’apparato amministrativo pubblico, ha introdotto il concetto di autonomie funzionali, delle quali fanno parte gli enti camerali. In ogni caso , la legge 580 rappresenta un ponte che lega saldamente il passato dell’autoriforma al futuro del dopo riforma ed ha lanciato quattro sfide: quelle del servizio e dell’efficienza del rapporto con i protagonisti e gli interlocutori della riforma, delle alleanze ed, infine, della riforma istituzionale. In questi anni uno dei compiti principali dell’Unioncamere è stato quello di dare un sostegno alla trasparenza e all’affidabilità dei mercati in una società economica che è divenuta globale, ma al tempo stesso è ancor più radicata nel territorio. Articolo tratto dalla rivista Per l’impresa. Network delle Camere di Commercio, Anno VII n.21, 5 dicembre – 21 dicembre 2001.

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