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La nascita delle Camere di Commercio

Risalgono al medioevo le prime forme di organizzazione degli interessi delle categorie produttive nei comuni italiani. Le libere associazioni di tutela degli interessi commerciali, regolate da propri statuti e dotate di funzioni giurisdizionali e politiche di controllo e di regolazione del mercato, divennero nel tempo tanto importanti da conquistare il potere pubblico. Nella ricostruzione dell’evoluzione storica di queste organizzazioni effettuata da Elisabetta Bidischini nella “Guida agli archivi storici delle Camere di Commercio italiane” dell’Ufficio centrale per i beni archivistici del ministero dei Beni culturali, risulta che dopo il ‘500 inizio un processo di progressiva subordinazione delle corporazioni allo Stato. Nei due secoli successivi questo stato di cose si manifestò con l’assorbimento graduale delle funzioni da parte degli organi politici ed amministrativi statali e con la nascita di istituzioni di nomina sovrana.
Nel XVIII secolo, con la formazione dello Stato moderno si verificò una veloce disgregazione del sistema corporativo e venne creato un centro direttivo in grado di garantire la sistematicità degli interventi economici.
La nascita delle prime Camere di Commercio coincise, quindi, con la disgregazione delle corporazioni . Le nuove istituzioni non furono soltanto gli organi tutori degli interessi dei mercanti e dei commercianti, ma veri e propri organi propulsori dell’attività economica.

Nel Ducato di Savoia (divenuto, poi, Regno di Sardegna) i primi “Consolati di commercio” furono organismi di carattere istituzionale. Successivamente, nel 1729, venne istituito a Torino il Consiglio di commercio, supremo organo consultivo del sovrano in materia economica.

In Lombardia le Università, le Camere, i Collegi dei mercanti e le Corporazioni artiere durarono fino a quando il Ducato di Milano non entrò nella sfera d’influenza austriaca, in particolare fino a quando fu emanato da Giuseppe II l’editto che istituiva le Camere di Commercio nella Lombardia austriaca. La Repubblica di Venezia, il Ducato di Parma e Piacenza e il Granducato di Toscana istituirono le proprie Camere di Commercio . Erano organi della Camera di Firenze la Deputazione , l’auditore della Mercanzia e l’assessore criminale, competenti - rispettivamente – per le cause civili e criminali.

Nel 1790 quasi tutti gli Stati italiani attraversarono una grave crisi e la Rivoluzione francese produsse i suoi effetti anche in Italia. Nel periodo napoleonico le Camere esercitarono le funzioni giurisdizionali e una particolare rilevanza fu attribuita al registro ditte. Dopo la Restaurazione, alla rifondazione di nuove CdC si accompagnò la differenziazione delle funzioni e degli ordinamenti, superata soltanto con la legge di riordinamento generale del 1862. 

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