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Centri storici: per quasi 10 milioni di italiani l’accesso a beni essenziali è difficoltoso

Audizione 15 luglio 2025

Solo il 44,1% della popolazione italiana può accedere a un panificio entro 15 minuti, il 35,4% a una pescheria, il 59,7% a un fruttivendolo e il 61,4% a un supermercato. Lo ha detto Unioncamere, nel corso dell’Audizione sulla Proposta di legge “Istituzione e disciplina delle zone del commercio nei centri storici” presso la decima Commissione (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei Deputati.

I dati, elaborati dal Centro studi Tagliacarne nell’ambito del progetto Urban Pulse 15, mostrano insomma che in Italia esiste un serio problema di disuguaglianza territoriale nell’accesso ai beni essenziali, con implicazioni dirette per la popolazione anziana, le famiglie prive di automobile e le persone fragili. Condividendo gli obiettivi di preservazione e rigenerazione del tessuto commerciale nei centri storici, Unioncamere ha sottolineato la necessità che le nuove proposte si integrino con l'esistente legislazione, evitando sovrapposizioni che potrebbero generare complessità e incoerenze. A questo scopo, “le Camere di commercio sono disponibili a supportare i Comuni nella definizione degli elenchi delle zone commerciali sottoposte ad autorizzazione nonché nella definizione delle procedure di rilascio dell’autorizzazione, anche in considerazione del ruolo attribuito alle Camere di commercio nella gestione dello sportello unico per le attività produttive (SUAP)”, ha sottolineato il vice segretario generale di Unioncamere, Tiziana Pompei, che ha suggerito anche di orientare i finanziamenti previsti a progetti condivisi pubblico-privato e di estendere la misura a tutti i comuni, anche quelli con popolazione superiore ai 5.000 abitanti, prevedendo che il fondo possa sostenere interventi anche per recuperare i locali sfitti.

A fine 2024, nel nostro Paese si contano 5.523 comuni con al massimo 5mila residenti, per un totale di oltre 9,6 milioni di abitanti. Tuttavia, l’accesso ai servizi commerciali
essenziali risulta fortemente disomogeneo:
• la densità di unità locali del commercio al dettaglio nei piccoli comuni è di 9,24 ogni 1.000 abitanti, con un ritardo del 12,8% rispetto alla media nazionale. Il divario è
particolarmente marcato nei settori dell’elettronica, degli articoli culturali e dell’abbigliamento;
• 206 comuni (di cui 205 con meno di 1.000 abitanti) non presentano alcun esercizio di commercio al dettaglio, coinvolgendo circa 51.200 persone. In questi territori l’indice di
vecchiaia – pari a 302,8 anziani (over 64) ogni 100 giovani (under 15) – è superiore del 46% rispetto alla media nazionale;
• 425 comuni risultano privi di esercizi alimentari, con un impatto su quasi 170mila abitanti, caratterizzati da un indice di vecchiaia pari a 276,0, più alto del 32,9% rispetto
alla media nazionale;
• In 1.124 comuni è presente al massimo un’attività commerciale alimentare, coinvolgendo oltre 630mila residenti. L’indice di vecchiaia in questi comuni raggiunge il
valore di 266,1, superiore del 28,1% rispetto alla media nazionale.

 

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