Le origini della villa di Vignamaggio nel Chianti Classico risalgono ai primi del Quattrocento. L'aspetto attuale dell'edificio, di proprietà insieme alla tenuta agricola della famiglia Gherardi, risale alla fine del Cinquecento. La struttura aziendale fu sin dall'inizio improntata alla mezzadria, che prevedeva la suddivisione della proprietà in poderi assegnati poi alla famiglie contadine: il prodotto finale doveva essere suddiviso con il proprietario terriero. Nel corso del Seicento venne migliorata l'organizzazione della tenuta con una maggiore attenzione alle richieste del mercato e la creazione di un centro destinato alla trasformazione e alla conservazione dei prodotti agricoli. La famiglia Gherardi, che dalla fine del XVII secolo aveva assunto anche il cognome Piccolomini d'Aragona, mantenne la proprietà di Vignamaggio fino al 1832 quando fu venduta a Maria Maddalena Nasi Alemanni. Nel 1883 il complesso passò all'antiquario Ciampolini che lo condusse fino al 1926, anno in cui venne ceduto a Elena Sanminiatelli Castelbarco Albani, che sviluppò l'impresa grazie anche alla creazione di una rete di vendita sui mercati nazionali ed esteri e all'abbandono della mezzadria a favore di una più efficiente organizzazione di lavoro salariato. Nel 1987 Vignamaggio è stata acquistata dall'attuale proprietario Gianni Nunziante, che ha ristrutturato e riorganizzato sia il patrimonio immobiliare che l'attività produttiva, imbottigliando gran parte del vino e dell'olio prodotti e venduti sempre in Italia e all'estero con un marchio molto noto. La proprietà si estende attualmente su 160 ettari, di cui 42 coltivati a vigneto (con una produzione media annua di circa 230 mila bottiglie) e 11 a oliveto.