Società agricola Cavazzone s.a.s. di Sidoli Giovanni & C.

Sede
Informazioni storiche
Azienda agricola.
Nel 1878 il barone Raimondo Franchetti, banchiere, agricoltore, bonificatore e benefattore arrivò a Reggio da Venezia per visitare queste colline. Ne rimase affascinato e in breve tempo acquistò 3.000 ettari di terreno nei Comuni di Albinea, Viano e Vezzano promuovendo imponenti lavori di bonifica, di dissodamento, di messa a coltura della parte boschiva, di sistemazione della strada. Dopo aver organizzato e costruito la corte aziendale con stalle per animali, il caseificio, il forno, la ghiacciaia, i granai, i magazzini, i fienili, le stalle, le scuderie e molte case coloniche per i lavoratori del tempo, nel 1890 realizzò anche un asilo ‘aziendale’ per dar modo ai figli dei mezzadri e dei contadini di poter frequentare le lezioni con una maestra e seguire quindi un percorso di scolarizzazione. Per la moglie Sara Luisa Rotschild realizzò uno chalet in un particolare stile nordico, copia di un padiglione della Esposizione Universale di Parigi del 1870. Negli anni fra i due secoli il Cavazzone divenne luogo di frequentazioni celebri, uno dei salotti di incontro dell’aristocrazia illuminata e della borghesia industriale della città. Il figlio del barone, Alberto, musicista e compositore, era solito trascorrervi lunghi periodi durante la composizione o la rappresentazione delle sue opere liriche al Teatro Municipale di Reggio. Nel 1919 Eugenio Terrachini, prestigiosa figura del mondo imprenditoriale della città, acquistò la parte centrale della proprietà dagli eredi del barone e negli anni fra le due guerre vi fece trasferire il “Belvedere”, il gazebo in ferro e ghisa che il barone Franchetti aveva nel parco della sua villa di Reggio a Santo Stefano e dal quale soleva ammirare il “suo” Cavazzone. Nel dopoguerra l’azienda, sotto la guida di Paolo, figlio di Eugenio, fu più volte ammodernata per adeguarsi alle esigenze di una agricoltura fortemente sollecitata dalle richieste dei nuovi mercati. È di quegli anni la meccanizzazione della lavorazione dei campi, la costruzione di moderni allevamenti e la trasformazione del vecchio granaio in un moderno mangimificio. Nella prima metà degli anni Ottanta Giovanni Sidoli, nipote di Paolo Terrachini, subentrò nella gestione dell’azienda. Tra le altre attività, partendo da un nucleo iniziale di barili provenienti dalle antiche acetaie delle famiglie Terrachini e Sidoli, creò in un vecchio fienile una acetaia con 250 barili di legni pregiati. Ma la vera svolta risale a circa vent’anni fa con la trasformazione di una parte della antica corte agricola in azienda agrituristica: una vecchia stalla con volte a botte e colonne in ghisa, è stata trasformata in sala convegni; un’altra stalla in un prestigioso ristorante; le vecchie case mezzadrili in camere e suites. Ancora oggi, dopo oltre cento anni, la medesima famiglia porta avanti la tradizione agricola affiancata dall’agriturismo.