Cerca

Presentato a Mantova il rapporto “Coesione è competizione” di Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo e Unioncamere

coesione è competizione

Il rapporto mostra come la coesione sia non solo un valore sociale, ma anche una leva economica. Nei territori a maggiore coesività, infatti, la povertà si mantiene costantemente al di sotto della media nazionale e anche il valore aggiunto pro-capite appare più elevato (38mila euro rispetto ai 28mila dei territori meno coesivi). Nelle aree più coesive, inoltre, si rileva anche una maggiore generatività d’impresa: il tasso di iscrizioni delle imprese è del 5,7% contro il 5,3% dei territori a minore presenza di imprese coesive). La capacità di creare relazioni solide con stakeholder, istituzioni e comunità si traduce in imprese più dinamiche, aperte all’innovazione e capaci di generare opportunità. Favorire la coesione significa, quindi, rafforzare la competitività dei territori e sostenere uno sviluppo più equo e duraturo”.

E' quanto ha sottolineato Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere, presentando il rapporto “Coesione è competizione”, di Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo, Unioncamere e Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne realizzato in collaborazione con AICCON e Ipsos.

La presentazione è avvenuta all’interno del seminario estivo 2025 “Se l'Italia fa l'Italia. Sostenibilità, Europa, futuro”, in programma a Mantova fino al 14 giugno, nell’ambito del quale è intervenuto anche il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, nel corso dell’appuntamento dedicato all’“Artigianato futuro del made in Italy” che si è tenuto il 12 giugno.

I dati di Unioncamere e Istituto Tagliacarne – ha detto Prete – evidenziano che il problema del mismatch per le imprese artigiane è superiore a quello medio, peraltro elevatissimo, registrato per le aziende non artigiane sotto i 50 dipendenti (49,9%). Anche per questo, un’impresa artigiana su 4 fa ricorso a lavoratori extra comunitari”.

L’impresa artigiana – ha proseguito il presidente di Unioncamere - è peraltro un modello già esistente di integrazione: nel 2024, contiamo oltre 220mila imprese del settore guidate da stranieri, il 17,8% del totale, in crescita del 25,2% rispetto a 10 anni prima”. 

Gli artigiani sono anche campioni del Made in Italy, ha infine sottolineato Prete: “Le imprese esportatrici artigiane sono quasi 22mila. Di queste, il 63,6% esporta prodotti legati all’eccellenza italiana nel mondo (Agroalimentare, Abbigliamento, Automotive, Arredamento) con una forte concentrazione nel settore della moda (il 18,4% delle artigiane esportatrici opera in questo settore)”.

Galleria

Aggiornato il