Unione doganale europea: il confronto a tre tra Consiglio, Parlamento e Commissione

Con l’adozione, lo scorso 27 giugno, del mandato negoziale parziale da parte del Consiglio dell’Unione europea, ha preso ufficialmente avvio il confronto a tre sul futuro dell’unione doganale. La proposta della Commissione europea, presentata nel maggio 2023, mira a rispondere alle nuove sfide del commercio globale con una profonda revisione normativa: al centro, l’obiettivo di semplificare le procedure per le imprese, rafforzare la sicurezza dei confini e promuovere una gestione doganale più moderna e integrata.
Il Consiglio conferma la struttura generale della proposta ma introduce aggiustamenti tecnici e operativi per garantirne una più agevole applicazione da parte delle autorità nazionali. In particolare, rinvia la definizione di aspetti cruciali dell’Agenzia doganale europea — come sede e governance — e mantiene un approccio più prudente su strumenti innovativi come il Data Hub doganale e i nuovi “commercianti fiduciari”.
Il Parlamento europeo, che si è espresso già a marzo con un’ampia maggioranza, spinge invece per una maggiore centralizzazione e rapidità attuativa. La proposta di un hub digitale unico entro il 2032, l’introduzione di canali di segnalazione per cittadini e imprese, l’obbligo per le piattaforme e-commerce di fornire dati tempestivi e l’eliminazione dell’esenzione dai dazi per i pacchi sotto i 150 euro sono alcuni dei punti su cui il PE ha deciso di rafforzare l’impianto della Commissione.
Divergenze emergono anche sulla definizione degli operatori economici “affidabili”: se la CE immagina una nuova categoria di imprese a elevata trasparenza, il Consiglio preferisce valorizzare il sistema esistente degli AEO, più conosciuto e accessibile soprattutto per le PMI. Il Parlamento cerca una sintesi tra i due approcci, promuovendo modelli multilivello basati su fiducia e controlli progressivi.
Il Consiglio, infine, ha proposto l’introduzione di una nuova tassa di movimentazione per le piccole spedizioni, alla luce del forte incremento dei volumi legato all’e-commerce. L’obiettivo è garantire la sostenibilità amministrativa del sistema, dato che la crescita dei colli di basso valore o peso comporta maggiori costi di controllo, tracciamento e gestione doganale. Senza tale contributo il rischio potrebbe essere quello di scaricare questi oneri sulla collettività o sugli operatori logistici, con potenziali distorsioni della concorrenza. La misura non intende penalizzare l’e-commerce, ma assicurare un contributo equo al mantenimento di servizi pubblici efficienti e di qualità.
Nell’insieme, la riforma resta una priorità strategica per l’UE. I triloghi che si aprono ora tra Consiglio, Parlamento e Commissione saranno decisivi per definire un assetto doganale all’altezza delle sfide digitali e geopolitiche del prossimo decennio.
stefano.dessi@unioncamere-europa.eu
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