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EDITORIALE - L’Europa davanti al bivio degli investimenti: un’urgenza che definisce la competitività futura

BEI EDIT

L’ EIB Investment Survey 2025 offre una lettura nitida dello stato degli investimenti in Europa, ed è una lettura che non invita all’ottimismo. Dopo anni segnati da crisi sovrapposte — sanitaria, energetica, geopolitica — le imprese europee appaiono più caute, meno propense a impegnarsi in progetti di medio-lungo periodo e spesso frenate da condizioni finanziarie in calo. Il risultato è un rallentamento che rischia di coagularsi in una perdita strutturale di competitività.

La BEI rileva un evidente peggioramento nell’intensità degli investimenti, soprattutto in settori cruciali per il futuro industriale dell’Europa: digitalizzazione, innovazione tecnologica, ricerca e sviluppo, efficienza energetica e aggiornamento degli impianti produttivi. Proprio gli ambiti in cui la capacità competitiva di un continente viene plasmata. Se le imprese rinunciano o rimandano questi interventi, l’effetto non è solo un ritardo operativo, ma un indebolimento strategico in un contesto globale sempre più aggressivo.

L’indagine segnala inoltre che molte aziende faticano ad affrontare i costi crescenti del capitale e le incertezze normative, avvertendo un ambiente meno favorevole all’investimento rispetto ad altre aree economiche del mondo. È un elemento che non può essere sottovalutato: la politica industriale europea non può prescindere dalla creazione di condizioni che rendano l’investire non solo possibile, ma conveniente.

Il quadro tracciato dal Survey della BEI trova un’eco chiaro nei dati riportati dall’Eurochambres Economic Survey: le imprese europee infatti, pur mostrando resilienza, indicano come priorità l’accesso agli investimenti, la stabilità regolatoria e la riduzione degli ostacoli nel mercato unico. Le due indagini convergono: la competitività europea dipende dalla capacità di attivare investimenti diffusi, rapidi e orientati all’innovazione.

È in questa prospettiva che il prossimo Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2034 assume una rilevanza fondamentale. Non potrà essere un esercizio contabile, ma dovrà tradursi in una strategia industriale coerente. Il nuovo MFF dovrà garantire risorse per colmare il divario negli investimenti, sostenere la transizione tecnologica e climatica, rafforzare la ricerca, accompagnare la digitalizzazione e sostenere la competitività delle imprese sui mercati internazionali.

Investimenti che restano la chiave di volta per l’internazionalizzazione, per la capacità di presidiare le filiere globali, per accedere con successo ai mercati extra-UE. Un’Europa che investe è un’Europa che sa cogliere opportunità, attivare scambi, rafforzare il commercio transfrontaliero e consolidare il proprio ruolo nel sistema economico globale. Senza un mercato interno pienamente accessibile, interoperabile e armonizzato, tuttavia, sono gli investimenti stessi a rischiare di perdere efficacia.

L’Europa, oggi, è davanti a un bivio. Può accettare il rischio di un graduale declino competitivo oppure può imboccare la strada di un rinnovato protagonismo industriale, fondato su iniziative coraggiose, visione unitaria e integrazione profonda del mercato interno.

 Il Survey della BEI ci ricorda che il futuro non si improvvisa: si prepara attraverso scelte strategiche. Per costruire l’Unione europea che verrà— più forte, innovativa, presente sulle rotte globali — è necessaria una presa di posizione ben definita: investire di più, investire meglio, investire ora.

On. Michl Ebner

Vicepresidente di Eurochambres

Capo Delegazione Unioncamere presso Eurochambres

Presidente della CCIATA di Bolzano

Aggiornato il