EDITORIALE - Crescere con le mani legate? Il paradosso europeo del nuovo Patto

Più investimenti, ma con il freno tirato. Più crescita, sotto controllo. A quasi quattro mesi dall’entrata in vigore del nuovo Patto di Stabilità, l’Europa si gioca la partita vera: quella dell’attuazione.
Entro fine aprile, gli Stati membri devono presentare i nuovi piani di bilancio di medio termine. Sono questi documenti — più che le regole scritte a Bruxelles — a dire davvero che direzione prenderà la politica economica europea nei prossimi anni. Ed è su questi piani che si gioca anche il futuro delle imprese.
Nel caso dell’Italia, la posta è ancora più alta: con un deficit al 3,4%, siamo tra i Paesi sotto raccomandazione del Consiglio UE. Questo significa che la crescita della spesa pubblica sarà vincolata a parametri rigidi: +1,3% nel 2025, +1,6% nel 2026. Poco spazio, molti nodi da sciogliere.
Eppure, lo stesso Patto invita a proteggere gli investimenti in digitale, transizione verde, difesa. In teoria - perché nella pratica, la tensione tra rigore e rilancio è ancora tutta da risolvere.
Per il sistema imprenditoriale, questo è un momento decisivo. Il rischio è che, stretti tra vincoli di bilancio e incertezza politica, vengano tagliate proprio quelle misure che servono per innovare: crediti d’imposta, bandi per la digitalizzazione, incentivi per l’efficienza energetica.
In questo quadro, il ruolo della rete camerale può essere centrale. Le Camere di commercio, da centro privilegiato di osservazione possono diventare punto di pressione, anticipando una di quelle tendenze in discussione che potrebbe diventare una delle loro funzioni del futuro. Prevedere l’impatto reale delle scelte di bilancio, e riaffermarsi con decisione come volano per le imprese per contribuire a evitare che l’austerità torni a soffocare la competitività.
Il nuovo Patto nasce da un’intuizione corretta: la stabilità da sola non basta, serve anche crescita. Ma senza un cambiamento profondo nel modo in cui l’Europa concepisce il rapporto tra finanza pubblica e sviluppo, il rischio è di ricadere nei vecchi errori. Serve più coraggio, più coerenza e più fiducia nell’impresa come motore della ripresa.
Perché non è con la spesa tagliata al millimetro che costruiremo un’Europa più forte. Ma con investimenti mirati, regole intelligenti e una politica economica che sappia guardare oltre il trimestre.
On. Michl Ebner
Vicepresidente di Eurochambres
Capo Delegazione Unioncamere presso Eurochambres
Presidente della CCIATA di Bolzano
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