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EDITORIALE - Crescita fragile e incertezze globali: le sfide dell’economia europea nel 2025

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Il briefing EU economic developments and projections presenta un'analisi dettagliata delle recenti tendenze macroeconomiche nell'Unione Europea, sottolineando una crescita economica contenuta e un'inflazione non preoccupante. Nel primo trimestre di quest’anno, il PIL destagionalizzato è aumentato dello 0,4% nell'area euro e dello 0,3% nell'UE rispetto al trimestre precedente. Tuttavia, permangono significative disparità tra gli Stati membri, con alcuni paesi che registrano contrazioni economiche.

Ad aprile 2025 l'inflazione annuale nell'area euro si attesta al 2,2%, in linea con l'obiettivo della BCE. Tuttavia, le pressioni inflazionistiche variano tra i paesi, con tassi più elevati in Polonia, Ungheria e Romania. Il tasso di disoccupazione è sceso al 6,1% a febbraio 2025, evidenziando una certa resilienza del mercato del lavoro.

Le previsioni economiche per i prossimi anni indicano una crescita moderata, con il PIL previsto in aumento dello 0,9% nel 2025 e dell'1,2% nel 2026. Ciononostante, le prospettive sono offuscate da fattori esterni, tra cui l'adozione di nuove tariffe commerciali da parte degli Stati Uniti e le conseguenti contromisure, che introducono un elevato grado di incertezza e potrebbero influenzare negativamente gli investimenti e la fiducia dei consumatori.

L'economia italiana mostra segnali di stabilizzazione. In linea con il dato europeo, l’Italia registra una crescita del PIL dello 0,3%, trainata principalmente dalla domanda interna e da un aumento dei salari reali. Il settore manifatturiero ha mostrato un miglioramento, con l'indice PMI salito a 49,3, indicando un rallentamento della contrazione.

Le previsioni per l'intero anno rimangono prudenti, con una crescita stimata tra lo 0,6% e lo 0,9%, influenzata dalle tensioni commerciali globali e da un contesto fiscale restrittivo. L'inflazione è prevista all’ 1,9% nel 2025, mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere al 6,3%, sostenuto da un mercato del lavoro ancora solido. L'aumento previsto delle spese per la difesa e le sfide legate all'implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresentano ulteriori elementi di incertezza per la sostenibilità fiscale del paese. Tuttavia, l’Italia punta a ridurre il deficit pubblico al di sotto del 3% del PIL entro il 2026, attraverso misure di contenimento della spesa e riforme strutturali.

Il quadro suggerisce un’Unione Europea che si muove con cautela su un sentiero di ripresa, rimanendo però esposta a molteplici rischi, sia interni che esterni. In questa fase di transizione, appare quindi essenziale coniugare prudenza fiscale e investimenti mirati, favorendo un approccio europeo coordinato in grado di rafforzare la competitività, la coesione sociale e la capacità di reazione agli shock futuri.

stefano.dessi@unioncamere-europa.eu

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