EDITORIALE - Green Claims: una pausa per ripensare il quadro normativo?

Dopo oltre due anni di iter, il 20 giugno la Commissione europea ha ritirato la proposta di direttiva sulle dichiarazioni ambientali, la cosiddetta Green Claims Directive. Nata per contrastare il greenwashing e garantire trasparenza sulle affermazioni ambientali di prodotti e servizi, la direttiva si è incagliata in un clima politico frammentato e, soprattutto, sotto il peso della sua stessa complessità normativa.
L’obiettivo iniziale, porre fine a dichiarazioni ambientali vaghe o infondate, resta più che condivisibile. Tuttavia, la proposta si era caricata di meccanismi complessi, come l’obbligo di verifiche indipendenti preventive per ogni affermazione green, che hanno sollevato legittime preoccupazioni, visto il meccanismo inedito e considerato da molti potenzialmente pericoloso per il mercato interno. La mancanza di una chiara analisi costi-benefici della normativa proposta ha infine infiammato il dibattito.
Inoltre, ha fatto discutere l’apparente contraddizione tra la volontà dichiarata della Commissione di ridurre gli oneri normativi per le PMI e l’introduzione di strumenti che, per struttura e costi, avrebbero potuto impattare proprio su di esse. Anche se le microimprese erano formalmente escluse, molti osservatori temevano effetti indiretti lungo tutta la filiera, con il rischio concreto di incentivare il green hushing, il silenzio strategico delle aziende per evitare complicazioni.
La direttiva ha diviso il Parlamento europeo con il Partito Popolare Europeo (PPE), il gruppo politico più numeroso del Parlamento, che si è detto contrario, e ha contrapposto il fronte politico: alcuni Stati membri, come Francia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca, continuano a sostenerla; altri, tra cui l’Italia, si sono progressivamente defilati. Ora la palla passa alla Presidenza danese del Consiglio, che dovrà valutare se e come rilanciare il dossier.
In attesa di sviluppi, il ritiro rappresenta forse l’occasione per ripensare l’approccio: più semplice, più proporzionato, e davvero a misura di PMI.
diana.marcello@unioncamere-europa.eu
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