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EDITORIALE - Nuove regole UE per l’acciaio: equilibrio tra tutela e apertura

acciaio

L’Europa decide di passare dalle parole ai fatti. Il 7 ottobre la Commissione europea ha presentato la proposta di un nuovo regolamento per introdurre contingenti tariffari sull’acciaio importato nell’Unione. È una mossa attesa da tempo, destinata a sostituire le misure di salvaguardia in scadenza nel giugno 2026 e a segnare una svolta più radicale nella gestione della sovraccapacità globale. Il piano, frutto di mesi di analisi e negoziati, punta a tutelare un settore in crisi profonda, che solo nel 2024 ha perso oltre 18.000 posti di lavoro diretti.

La proposta prevede un taglio netto alle importazioni duty-free: le quote verranno quasi dimezzate, passando da 33 a 18 milioni di tonnellate. Al di sopra di tale soglia, gli esportatori dovranno affrontare un dazio del 50%, il doppio dell’attuale 25%. Si tratta di un cambio di passo che, nelle intenzioni di Bruxelles, dovrebbe scoraggiare il dirottamento dei flussi commerciali verso il mercato europeo e frenare l’arrivo di acciaio a basso costo proveniente da Paesi terzi.

Tutti i partner commerciali extraeuropei riceveranno un volume definito di esportazioni duty-free, determinato tramite atti delegati della Commissione. Nessuno, salvo i Paesi dello Spazio economico europeo, sarà esentato: neppure i partner con accordi di libero scambio con l’UE. Solo l’Ucraina, in quanto Paese candidato e in situazione di emergenza, beneficerà di un trattamento speciale.

La nuova regolamentazione coprirà gli stessi prodotti già tutelati dalle misure attuali, ma includerà una clausola di revisione obbligatoria ogni due anni, per aggiornare l’ambito d’applicazione in base all’evoluzione del mercato.

Tra le innovazioni più significative c’è l’introduzione della regola d’origine “Melt and Pour”, che stabilisce che l’acciaio debba essere considerato europeo solo se fuso e colato all’interno dell’UE. L’obiettivo è chiaro: impedire che l'acciaio cinese o di altri Paesi venga lievemente trasformato altrove per aggirare le restrizioni. È una misura che unisce tutela industriale, trasparenza e tracciabilità delle filiere, in linea con la crescente attenzione europea per la sicurezza economica.

Ma la dimensione tecnica si intreccia inevitabilmente con quella geopolitica. Le regole del commercio internazionale, in particolare quelle dell’Organizzazione mondiale del commercio, consentono tali misure a condizione che l’UE mantenga un livello generale di concessioni non meno favorevole di prima. Per questo la Commissione aprirà un tavolo di negoziati con i Paesi fornitori colpiti, per definire l’ambito della misura o eventuali compensazioni.

Le nuove quote si applicheranno anche alle importazioni provenienti dagli Stati Uniti, proprio mentre Bruxelles e Washington cercano di riaprire il dialogo commerciale dopo anni di tensioni sui dazi del 50 per cento imposti da Washington su acciaio e alluminio europei. L’Unione punta a una convergenza con il partner americano per affrontare insieme l’eccesso di capacità produttiva globale, un problema che incide ormai su entrambe le sponde dell’Atlantico. In questo contesto, la posizione della Germania sarà decisiva: principale economia manifatturiera dell’Unione e grande consumatrice di acciaio, Berlino si muove con cautela, divisa tra l’interesse a sostenere l’industria europea e il timore di inasprire le tensioni commerciali con gli Stati Uniti, da cui dipende una parte rilevante della sua catena di valore

La Commissione ha chiesto al Consiglio di dare rapidamente il via libera ai negoziati multilaterali, consapevole che il tempo stringe. Senza un nuovo strumento in vigore entro la metà del 2026, la fine delle salvaguardie esporrebbe il mercato europeo a un’ondata di importazioni che potrebbe travolgere ciò che resta della siderurgia comunitaria.

Con questa iniziativa, l’Europa tenta di coniugare fermezza industriale e rispetto delle regole globali. Ma tra la difesa del lavoro europeo, la necessità di dialogo con Washington e la pressione della concorrenza asiatica, il confine tra protezione e protezionismo si fa sempre più sottile. L’acciaio, da sempre spina dorsale della modernità, diventa oggi il banco di prova della nuova politica commerciale europea.

stefano.dessi@unioncamere-europa.eu

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