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Gender Equality Index 2025: un indicatore strategico per imprese e territori

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Il dato è chiaro: al ritmo attuale, serviranno cinquant’anni per colmare i divari tra uomini e donne. Lo rivela il Gender Equality Index 2025 dell’Istituto europeo per la parità di genere (EIGE), che assegna all’UE un punteggio medio di 63,4 su 100, con un progresso di soli 7,4 punti negli utili 10 anni. Un segnale che invita a riflettere e ad agire con decisione.

L’indice, basato su 27 indicatori, analizza cinque aree chiave – lavoro, denaro, conoscenza, tempo e potere – offrendo una fotografia dettagliata delle disparità che incidono sulla vita professionale e sociale. Dal 2020, il principale motore di progresso è stato il maggiore equilibrio di genere nei processi decisionali, mentre nello stesso periodo molti Stati membri hanno registrato battute d’arresto nei settori della salute e della conoscenza.

Guardando al lungo periodo, dal 2010 l’UE ha compiuto progressi costanti, con una crescita media annua del 25%. Tuttavia, le differenze tra Paesi restano marcate, segnalando la necessità di interventi mirati per garantire un avanzamento uniforme. I dati dell’Index confermano la complessità della sfida:

  • Reddito: le donne percepiscono in media il 77% del reddito annuo degli uomini, con effetti su pensioni e rischio di povertà.
  • Potere: punteggio di 40,5 - solo sei Stati membri hanno una rappresentanza parlamentare equa.
  • Occupazione: il tasso femminile è al 71% contro l’81% maschile, lontano dall’obiettivo UE del 78% entro il 2030. Limitate opportunità di lavoro, della discriminazione e delle responsabilità assistenziale continuano a rappresentare ostacoli per le donne, costringendole spesso a lavorare part-time o ad abbandonare del tutto il mercato del lavoro.

Anche la segregazione occupazionale e il numero molto inferiore di donne in ruoli dirigenziali continuano a influenzare il divario occupazionale di genere. La segregazione di genere nel mondo del lavoro ha assunto una nuova rilevanza alla luce della transizione digitale e verde, del mutato panorama della sicurezza, della natura in evoluzione del lavoro e dei cambiamenti demografici. Le donne continuano a essere sovra rappresentate nei settori meno retribuiti e sottovalutati, mentre gli uomini dominano le posizioni di vertice, anche nei settori a prevalenza femminile. Parallelamente, i settori in forte crescita come quello delle TIC devono affrontare una grave carenza di manodopera e solo 2 specialisti ICT su 10 sono donne.

Promuovere la parità non è dunque solo una questione etica: è una leva per attrarre talenti, innovare e rafforzare la competitività dei territori. Investire nella parità significa investire nel futuro dell’Europa.

chiara.gaffuri@unioncamere-europa.eu

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