Imparare dove si lavora: una sfida che può cambiare l’Europa

Mentre l’Europa affronta una transizione economica profonda e carenze crescenti di manodopera, l’apprendimento sul luogo di lavoro si rivela una leva strategica ancora troppo poco sfruttata. Il documento recentemente pubblicato da Cedefop, Towards organisations as learning workplaces, propone un cambio di paradigma: trasformare i luoghi di lavoro in ambienti di apprendimento continuo, andando oltre la sola formazione formale. Una visione condivisa anche da Eurochambres, che nella sua Position on the Communication on the Union of Skills, pubblicata a fine aprile 2025, chiede un approccio sistemico e pragmatico alle competenze, fortemente radicato nel contesto produttivo reale.
Tuttavia, la formazione sul lavoro resta l’eccezione più che la norma. Nel 2024, secondo l’Agenzia europea per lo sviluppo della formazione professionale, dei dipendenti che hanno ricevuto formazione, solo per il 42,4% la stessa è stata sponsorizzata dal datore di lavoro, una percentuale che scende al 27,5% nelle PMI. La spesa complessiva per la formazione rappresenta appena lo 0,7% del costo del lavoro. Meno della metà dei lavoratori adulti europei dichiara di poter applicare pienamente le proprie competenze, e solo una minoranza ha accesso a reali opportunità di apprendimento in azienda. Serve un cambio di paradigma. Secondo il rapporto, il posto di lavoro deve diventare un contesto dinamico per l’apprendimento permanente, integrando strumenti digitali, autoformazione e apprendimento informale. Esperienze in Finlandia, Spagna e Irlanda mostrano modelli efficaci, basati su collaborazione settoriale, decentralizzazione e allineamento con le esigenze del mercato.
Gli esempi analizzati da Cedefop mostrano che la formazione continua non è solo una questione di politiche educative, ma di competitività, innovazione e inclusione sociale. Come sottolinea anche Eurochambres nella sua posizione, è essenziale che le imprese, soprattutto le PMI, vengano coinvolte nella co-creazione delle strategie sulle competenze, anche attraverso meccanismi di finanziamento chiari e accessibili. In questo contesto, le Camere di commercio possono agire da intermediari strategici tra imprese, enti formativi e istituzioni, favorendo la costruzione di ecosistemi territoriali di apprendimento non formale. La vera sfida oggi non è solo formare di più, ma formare meglio, nel cuore stesso dei luoghi in cui si produce valore.
diana.marcello@unioncamere-europa.eu
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