L'INTERVISTA - Enrico Letta
- Ad un anno e mezzo dalla pubblicazione, il rapporto Much More than a market soddisfa le Sue aspettative? Quale il bilancio delle proposte contenute nel documento?
Il Rapporto Much More than a Market ha già raggiunto il risultato più significativo: riportare il mercato unico al centro del dibattito politico europeo. Si è affermata la consapevolezza della necessità di un ulteriore salto di qualità nell’integrazione economica dell’UE. Il lancio da parte della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di una Single Market Roadmap, con l’orizzonte del 2028 per completare i dossier chiave del mercato unico, ne è una prova emblematica. Ma anche le singole proposte del Rapporto sono state capaci di costruirsi un ruolo di primo piano nell’agenda delle istituzioni europee. Savings and Investments Union, 28° regime e 5° libertà sono tutte proposte del Rapporto entrate a pieno titolo nei lavori della Commissione europea. Serve ora trovare intese pragmatiche per portarle a realizzazione.
- Nel rapporto si insiste sull’urgenza di “ripensare la competitività europea”. In un momento in cui gli Stati Uniti e la Cina adottano politiche industriali molto aggressive, come può l’Europa trovare un equilibrio tra autonomia strategica e apertura commerciale?
Il giusto equilibrio si fonda su un principio chiaro: apertura dei mercati, a condizione che le regole siano uguali per tutti. L’Unione europea deve rimanere promotrice del multilateralismo e del commercio aperto con partner disposti a competere lealmente; al contempo, deve tutelare i propri interessi quando le politiche di altri Paesi determinano distorsioni e svantaggi strutturali per le imprese europee. Ciò implica, da un lato, un uso mirato e proporzionato degli strumenti di difesa commerciale, evitando derive protezionistiche; dall’altro, un rafforzamento della competitività interna attraverso innovazione, produttività e piena integrazione del mercato unico, così da rendere l’Europa una piattaforma attrattiva per investimenti e imprese. La distinzione tra cooperazione e risposta difensiva va condotta con rigore, sulla base di evidenze e di un’analisi caso per caso. Ma l’Europa deve essere chiara nel continuare a preferire la forza delle regole alla regola della forza.
- Da sempre favorevole ad un contesto normativo semplice, digitale e flessibile, il sistema camerale italiano sostiene l’introduzione del 28° regime opzionale. In caso di adozione dell’iniziativa, quali settori potrebbero beneficiare per primi di un 28° regime? E come si potrebbe evitare che lo stesso diventi un meccanismo di “Europa a due velocità”?
L’approccio della Commissione appare orientato ad introdurre il 28° regime partendo dai settori ad alta tecnologia, che per loro natura oggi sono costitutivamente orientati a una dimensione europea. Mi sembra un approccio condivisibile, ma auspico che si possa presto estendere l’adozione di questo strumento anche alle tante PMI che formano il tessuto economico dell’UE, affinché l’impatto sia diffuso lungo le filiere. Proprio questo approccio graduale è il miglior antidoto al rischio di un’Europa a due velocità. Testare questo modello innovativo a partire da un numero limitato di settori e aree di competenza permette di valutare i benefici e correggere in maniera tempestiva eventuali, inattesi, effetti distorsivi.
- In un contesto geopolitico segnato da guerre ai confini dell’Europa, da una crescente competizione tra grandi potenze e da una transizione tecnologica accelerata, quali ritiene siano le reali priorità dell’Unione da qui al 2030?
La priorità strategica dell’Unione europea è mantenere la propria autonomia e la propria indipendenza. Abbiamo un modello economico e sociale da preservare, non possiamo rassegnarci a importare standard e approcci che non ci appartengono, siano essi quelli statunitensi o quelli cinesi. Rinchiuderci in questo orizzonte significherebbe condannare l’Europa a un ruolo da colonia.
- Il Rapporto propone una visione ambiziosa per promuovere la ripresa economica dell’Unione e rafforzare l’integrazione europea. In questo quadro, quale ruolo ritiene possano svolgere i corpi intermedi per contribuire al rilancio del Mercato Unico? E inoltre: come possono le organizzazioni di supporto alle imprese, come le Camere di Commercio, contribuire a rendere il Mercato Unico non solo più competitivo, ma anche più inclusivo per cittadini e imprese?
I corpi intermedi hanno avuto un ruolo decisivo nella nascita del mercato unico e non possono che svolgerne uno analogo nel suo rilancio. Quando Jacques Delors ha costruito il mercato unico, è partito dall’istituzionalizzazione del dialogo sociale europeo, affinché le politiche fossero plasmate con il contributo attivo delle parti sociali. Le organizzazioni di supporto alle imprese hanno dunque un duplice compito: da un lato, utilizzare pienamente gli strumenti di dialogo e consultazione messi a disposizione dalle istituzioni europee; dall’altro, evidenziarne i limiti, in modo che questi possano essere rafforzati e migliorati. Oggi ci si scontra non tanto con l’ostilità verso il dialogo sociale, quanto con la difficoltà di immaginarne forme più moderne. Eppure questo sforzo è indispensabile per il futuro della competitività europea.
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