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L'INTERVISTA - Leoluca Orlando

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  • Il Mediterraneo è da sempre al centro del suo impegno politico e culturale. Che significato assume oggi, in un’Europa attraversata da nuove tensioni, il concetto di spazio mediterraneo condiviso?

Cambiamo il paradigma sul Mediterraneo. Non più collegamento tra Suez e Gibilterra, ma un continente liquido, uno spazio politico e culturale che unisce e non divide. L’espressione “euromediterraneo” rimanda al neocolonialismo. Il futuro passa da un Mediterraneo riconosciuto come mare dell’interdipendenza. È questo il senso che credo debba avere il Patto per il Mediterraneo che parla di spazio comune: un percorso che mira a rendere più “mediterranea” l’Europa e più “europeo” il Mediterraneo, attraverso cooperazione, pace e diritti. Questa impostazione caratterizzerà il mio impegno parlamentare come relatore in rappresentanza del Gruppo Greens/EFA.

  • In qualità di Vicepresidente della delegazione per le relazioni con i paesi del Mashreq del Parlamento europeo, quali priorità ritiene debbano guidare il rafforzamento dei rapporti tra l’Unione europea e quest’area strategica?

Il Mashreq è un’area caratterizzata da tensioni e conflitti. L’Unione europea deve sostenere il dialogo politico, la risoluzione pacifica delle controversie e il rafforzamento delle istituzioni statali, collaborando con partner regionali e attori multilaterali. La sicurezza energetica, la lotta al terrorismo e il contrasto alle reti criminali restano obiettivi centrali. E l’Unione europea deve adoperarsi per una diplomazia di pace e per l'applicazione di sanzioni per stragi, genocidi e crimini di guerra. 

  • Il Mediterraneo è una delle aree più giovani del mondo. Come può l’Unione Europea contribuire a valorizzare questo capitale umano, promuovendo programmi di formazione, scambio e impiego che colleghino i giovani talenti alle reti economiche e imprenditoriali europee?

L'Unione europea deve agire su formazione, mobilità, integrazione nei sistemi economici ed imprenditoriali. Il Patto propone l'istituzione di un'Università del Mediterraneo e l'espansione dei programmi Erasmus per includere più borse di studio dedicate ai giovani. Bisogna però sostenere anche la formazione tecnico professionale, promuovere partnership e incrementare i programmi di mobilità circolare, che permettano ai giovani non europei di formarsi, poi lavorando in Europa o rientrando nei Paesi d’origine con nuove competenze.

  • Le migrazioni dal Mediterraneo orientale restano un banco di prova per la credibilità dell’Europa. Quali scelte possono trasformare una crisi ricorrente in un percorso di responsabilità condivisa?

Occorre in primo luogo impegnarsi per una politica di accoglienza ed integrazione valorizzando il contributo dei cosiddetti migranti che sono ormai una realtà che non si può più ignorare. Sicuramente la soluzione non è un approccio sicuritario che considera i diversi un pericolo né è l'esternalizzazione delle politiche di migrazione. Bisogna aprire canali legali e sicuri di migrazioni; istituire programmi e canali di migrazione per lavoro coordinati a livello europeo; creare corridoi umanitari e vie protette per i rifugiati, in modo da ridurre la pressione sui flussi irregolari e spezzare il modello dei trafficanti.

  • Il recente rapporto sul ruolo dei parlamenti nazionali nel processo legislativo dell’Unione e sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità richiama l’importanza di un dialogo costante tra livelli istituzionali. Come si può rafforzare, in concreto, l’interazione tra Stati membri, parlamenti nazionali e istituzioni europee, soprattutto nelle materie di competenza condivisa?

Ritengo che un dialogo autentico tra livelli istituzionali richieda in primo luogo l'accettazione di principi di interdipendenza tra gli Stati membri e il rifiuto di paralizzanti sovranismi che tradiscono le stesse ragioni fondative dell'Unione Europea. Occorrono in particolare tempestività, trasparenza, strumenti condivisi e un approccio di cooperazione strutturata. Su questo punto c'è ancora molto da fare e decisivo sarà sempre un mandato politico chiaramente europeista che verrà dato da cittadine e cittadini elettori dei Parlamenti, dei Governi degli Stati membri e del Parlamento europeo. 

leoluca.orlando@europarl.europa.eu

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