L'INTERVISTA - Ulrich Adam

- Orgalim rappresenta le industrie tecnologiche europee a livello europeo. Quali sono, a vostro avviso, le principali priorità che la Commissione europea dovrebbe affrontare per garantire competitività industriale e leadership nell’innovazione?
Le industrie tecnologiche europee sono straordinarie per capacità innovativa, produzione avanzata, talento e creatività. Tuttavia, queste potenzialità sono spesso sottovalutate e gravate da un eccesso di regolamentazione: per questo è necessario semplificare le norme europee.
La regolamentazione rimane fondamentale, sia per assicurare elevati standard di sicurezza sia per la tutela ambientale, ma negli ultimi anni alcune normative hanno generato un eccessivo carico burocratico e amministrativo che rallenta le imprese, richiede tempo e risorse aggiuntive e riduce gli spazi per investimenti più produttivi. Nel nostro recente rapporto Time to act: reducing the EU’s regulatory burden on Europe’s technology industries abbiamo individuato 19 regolamenti che dovrebbero essere significativamente semplificati o, in alcuni casi, ritirati.
Un altro esempio concreto riguarda la complessità delle procedure di accesso ai fondi europei per la ricerca: per l’Innovation Fund, ad esempio, alle imprese è stato richiesto di completare un documento di 300 pagine, mentre un bando analogo del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti richiede in media meno di 50 pagine. È evidente come, in Europa, i costi e i tempi per le imprese crescano in maniera sproporzionata.
La misura più incisiva che la Commissione può adottare è dunque la razionalizzazione della regolamentazione. In questo senso, gli “Omnibus della semplificazione” rappresentano un segnale positivo da parte dei legislatori, perché riconoscono che molte normative europee si sono sovrapposte o spinte oltre misura. È il momento di ridurre la burocrazia e liberare risorse per investimenti che stimolino innovazione, sviluppo e crescita.
Inoltre, la Commissione deve rinnovare l’impegno per il Mercato unico: una realtà che riunisce 450 milioni di cittadini e 26 milioni di imprese, con un PIL complessivo di circa 18.000 miliardi di euro. Un patrimonio europeo straordinario che deve essere sfruttato al massimo delle sue potenzialità. Eppure, su molti fronti, le imprese continuano a confrontarsi con 27 legislazioni nazionali diverse, alimentando frammentazione laddove sarebbe necessario un mercato pienamente integrato.
Infine, seguiamo con attenzione il dibattito sul prossimo bilancio pluriennale dell’UE e sul nuovo Fondo per la competitività. Guardiamo con cauto ottimismo alla possibilità che vengano stanziate risorse significative per la ricerca e l’innovazione industriale: strumenti cruciali per mantenere e rafforzare, nel lungo termine, la competitività europea.
Le industrie tecnologiche europee sono straordinarie per capacità innovativa, produzione avanzata, talento e creatività. Tuttavia, queste potenzialità sono spesso sottovalutate e gravate da un eccesso di regolamentazione: per questo è necessario semplificare le norme europee.
La regolamentazione rimane fondamentale, sia per assicurare elevati standard di sicurezza sia per la tutela ambientale, ma negli ultimi anni alcune normative hanno generato un eccessivo carico burocratico e amministrativo che rallenta le imprese, richiede tempo e risorse aggiuntive e riduce gli spazi per investimenti più produttivi. Nel nostro recente rapporto Time to act: reducing the EU’s regulatory burden on Europe’s technology industries abbiamo individuato 19 regolamenti che dovrebbero essere significativamente semplificati o, in alcuni casi, ritirati.
Un altro esempio concreto riguarda la complessità delle procedure di accesso ai fondi europei per la ricerca: per l’Innovation Fund, ad esempio, alle imprese è stato richiesto di completare un documento di 300 pagine, mentre un bando analogo del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti richiede in media meno di 50 pagine. È evidente come, in Europa, i costi e i tempi per le imprese crescano in maniera sproporzionata.
La misura più incisiva che la Commissione può adottare è dunque la razionalizzazione della regolamentazione. In questo senso, gli “Omnibus della semplificazione” rappresentano un segnale positivo da parte dei legislatori, perché riconoscono che molte normative europee si sono sovrapposte o spinte oltre misura. È il momento di ridurre la burocrazia e liberare risorse per investimenti che stimolino innovazione, sviluppo e crescita.
Inoltre, la Commissione deve rinnovare l’impegno per il Mercato unico: una realtà che riunisce 450 milioni di cittadini e 26 milioni di imprese, con un PIL complessivo di circa 18.000 miliardi di euro. Un patrimonio europeo straordinario che deve essere sfruttato al massimo delle sue potenzialità. Eppure, su molti fronti, le imprese continuano a confrontarsi con 27 legislazioni nazionali diverse, alimentando frammentazione laddove sarebbe necessario un mercato pienamente integrato.
Infine, seguiamo con attenzione il dibattito sul prossimo bilancio pluriennale dell’UE e sul nuovo Fondo per la competitività. Guardiamo con cauto ottimismo alla possibilità che vengano stanziate risorse significative per la ricerca e l’innovazione industriale: strumenti cruciali per mantenere e rafforzare, nel lungo termine, la competitività europea.
- L’industria europea è al centro delle transizioni verde e digitale. In che modo i membri di Orgalim stanno affrontando queste doppie sfide e quale ruolo può giocare la politica europea nel sostenerli?
In molti settori i nostri membri rappresentano le fondamenta delle transizioni verde e digitale. Sono i produttori che installano le infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici; realizzano fusibili, interruttori e altri componenti per i sistemi di energia rinnovabile; forniscono parti per l’industria ferroviaria, soluzioni per la gestione dell’energia e sistemi per le città intelligenti. Inoltre, molti dei nostri membri stanno guidando la Quarta rivoluzione industriale, con progressi significativi verso una produzione più sostenibile ed efficiente dal punto di vista energetico. La società del nostro Presidente, Velatia Group, ad esempio, ha ridotto del 65% le proprie emissioni tra il 2019 e il 2024, integrando al tempo stesso tecnologie di intelligenza artificiale nelle attività quotidiane.
Affinché i produttori europei possano restare competitivi, è indispensabile accelerare la diffusione di tecnologie IoT, cloud computing, big data analytics e AI lungo l’intera catena del valore. Un punto cruciale per raggiungere tale obiettivo è la sicurezza dell’approvvigionamento energetico: nel 2024 i prezzi industriali dell’elettricità nell’UE hanno raggiunto 0,199 €/kWh, a fronte di 0,075 negli Stati Uniti e 0,082 in Cina. Questo divario rappresenta un ostacolo rilevante per la competitività europea. È quindi essenziale che la Commissione concentri gli sforzi sulla riduzione dei costi energetici e sull’assicurare forniture stabili a prezzi sostenibili.
Qual è, secondo Orgalim, il ruolo delle partnership pubblico-private nella realizzazione di iniziative industriali strategiche, ad esempio nel settore delle tecnologie pulite o della resilienza delle catene di approvvigionamento?
Se ben strutturati, i finanziamenti pubblici possono costituire un motore fondamentale di innovazione e crescita per l’UE, stimolando al contempo gli investimenti privati, che in Europa restano ancora troppo limitati. Le partnership pubblico-private (PPP) realizzate nei precedenti Programmi quadro di ricerca – come 2Zero o Made in Europe – hanno dimostrato il loro valore, contribuendo allo sviluppo di tecnologie innovative e soluzioni concrete per le transizioni verde e digitale. Ad esempio, nell’ambito di Horizon 2020, il PPP 2Zero ha consentito la realizzazione di infrastrutture di ricarica intelligente e interoperabile per veicoli elettrici, nell’ambito del progetto UserCentriCities.
Questo approccio deve essere mantenuto e ulteriormente sviluppato, poiché rappresenta uno strumento mirato ed efficace per valorizzare le competenze complementari dei diversi attori coinvolti. È tuttavia fondamentale che i progetti di ricerca siano allineati alle reali esigenze industriali, così da massimizzarne l’impatto sulla competitività europea. A tal fine, le imprese devono avere un ruolo guida nella definizione delle agende, nell’individuazione delle priorità e nella scelta dei partner di cooperazione.
Va sottolineato che la quota prevalente degli investimenti deve comunque provenire dal settore privato. Livelli crescenti di aiuti di Stato comportano rischi strutturali: sostenere artificialmente industrie non competitive ostacola la “distruzione creatrice” delle imprese non redditizie, con effetti negativi sull’uso efficiente delle risorse economiche.
Un’altra questione cruciale è la semplificazione delle procedure di accesso ai finanziamenti pubblici europei. Un numero crescente di imprese incontra difficoltà a causa della complessità delle domande. L’Innovation Fund, ad esempio, richiede dossier di 300 pagine e tempi di preparazione di circa un anno. Una maggiore snellezza e trasparenza nelle procedure consentirebbe di aumentare la partecipazione e l’efficacia nell’utilizzo dei fondi disponibili.
- Guardando ai prossimi cinque anni, qual è la visione di Orgalim per la base industriale europea e in che modo la vostra associazione intende contribuire a costruire quel futuro?
La nostra visione per il 2030 è quella di un’Europa forte e prospera, che abbia compiuto progressi significativi nelle transizioni verde e digitale, avanzando con decisione verso la neutralità climatica e il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità. Immaginiamo un’Europa con un Mercato unico pienamente integrato, privo di differenze tra Stati membri in materia di scambi o sussidi, e in cui le imprese possano operare con semplicità in tutti i 27 Paesi.
Vediamo inoltre un’Unione europea che è stata capace di concludere accordi commerciali di successo con altri blocchi economici globali e di beneficiare di catene di approvvigionamento sicure per i beni essenziali alla produzione di tecnologie verdi. A ciò si aggiunge un sistema energetico sicuro e competitivo.
Tutti questi elementi, combinati con solidi investimenti in ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico, renderebbero le industrie tecnologiche europee le più competitive e innovative al mondo. Ciò consentirebbe di portare sul mercato rapidamente ed efficacemente nuovi prodotti essenziali per la riduzione delle emissioni di carbonio.
Tuttavia, questo scenario positivo è a rischio. Se la competitività non diventerà una priorità politica assoluta, l’industria manifatturiera europea rischia di perdere terreno sui mercati globali. Nel 2024 i settori rappresentati da Orgalim hanno registrato un calo del 5,6% e per il 2025 si prevede un’ulteriore contrazione dello 0,8%, la terza consecutiva. Ciò avrebbe conseguenze gravi sugli investimenti e sulla ricerca, allontanando ulteriormente gli obiettivi di neutralità climatica. Le sfide per la sostenibilità, la prosperità e la stabilità a lungo termine dell’Europa sono elevate. Il successo dipenderà dalla capacità di mobilitare pienamente la forza del mercato e della nostra base manifatturiera di livello mondiale. Una riduzione degli oneri normativi e una regolamentazione più semplice saranno ingredienti fondamentali. Le industrie tecnologiche europee sono pronte a fare la loro parte nelle transizioni verde e digitale: chiediamo ai decisori politici di fare altrettanto.
- In che modo il nuovo Fondo europeo per la competitività potrebbe sostenere al meglio le industrie di Orgalim lungo i diversi livelli di maturità tecnologica (TRL)?
Riponiamo grandi aspettative nel Fondo europeo per la competitività, che potrebbe rappresentare un punto di svolta per le industrie tecnologiche, se saprà facilitare il passaggio dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche ai prodotti commercializzabili. Ciò implica un sostegno finanziario di lungo periodo alle tecnologie abilitanti fondamentali – come robotica, automazione e tecniche di manifattura avanzata, pilastri dell’Industria 4.0 – e la possibilità per i produttori europei di introdurre tali tecnologie nei propri stabilimenti, con un significativo aumento della produttività e della sostenibilità.
Oggi, infatti, l’adozione di tecnologie avanzate è spesso ostacolata da carenza di investimenti, scarsità di competenze specializzate e da un contesto normativo complesso, in particolare in materia di protezione dei dati e intelligenza artificiale.
Se concepito correttamente, il Fondo potrebbe diventare la piattaforma di lancio per una più ampia diffusione della manifattura avanzata e per la realizzazione di un’economia circolare funzionante, creando occupazione di qualità e rafforzando la competitività. Tuttavia, esistono rischi da evitare. È fondamentale che il Fondo sia realmente neutrale dal punto di vista tecnologico e garantisca pari opportunità alle imprese di tutta Europa.
Inoltre, le priorità tecnologiche dovrebbero essere definite da esperti industriali e di ricerca, non da agende politiche. Elenchi imposti dall’alto rischiano di trascurare tecnologie abilitanti e intere catene del valore. Le decisioni di finanziamento dovrebbero essere guidate da opportunità tecnologiche, obiettivi scientifici e sociali, e fondate sull’eccellenza. Per questo motivo, l’industria dovrebbe essere parte integrante della governance del Fondo e i progetti dovrebbero essere allineati alla domanda di mercato, così da attrarre i necessari investimenti privati.
communications@orgalim.eu
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