L’Ue e la strategia digitale internazionale: tra ambizione e sfide operative

Nel contesto di un panorama geopolitico globale sempre più competitivo e segnato da profonde trasformazioni digitali, la Commissione europea e l’Alta rappresentante per gli affari esteri, Kaja Kallas, hanno presentato e adottato il 5 giugno 2025 la nuova Strategia digitale internazionale dell’Unione europea. Si tratta di una comunicazione congiunta che punta a rafforzare il ruolo dell’Ue come attore tecnologico affidabile e promotore di un ordine digitale globale basato su regole e diritti. La strategia mira a rafforzare la posizione europea in settori chiave come infrastrutture digitali sicure, intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche, semiconduttori, reti 5G e 6G, e cybersicurezza, attraverso una rete di partenariati con Paesi terzi considerati affidabili. Tra le misure previste figurano l’estensione globale della costellazione satellitare IRIS, che potrà garantire connessioni più sicure e stabili per attività industriali ad alta intensità digitale, dall’aerospazio alla logistica, e la promozione di fabbriche di intelligenza artificiale nei Paesi partner, collegate all’ecosistema tecnologico europeo. La strategia include anche una dimensione di difesa, con il rafforzamento della cooperazione con l’Ucraina e il sostegno all’innovazione nel settore tramite il programma europeo EUDIS. Il documento sarà seguito da proposte operative e accordi bilaterali entro fine anno, con implementazione tra il 2026 e il 2030.
Il messaggio politico è ambizioso: l’Europa vuole essere protagonista della trasformazione digitale globale. Ma resta da chiarire come si intenda passare dalla visione alla realizzazione concreta. Il terreno da recuperare è ampio e le risorse da mobilitare sono ancora tutte da definire. Un segnale di questa complessità è emerso anche nel dibattito sul Codice di condotta per i modelli di IA generali (GPAI), che dovrebbe accompagnare l’AI Act a partire da agosto 2025. L’adozione del Codice di condotta era prevista per il 2 maggio 2025, ossia, come sancito dall’Articolo 56 dell’AI Act, entro 9 mesi dall’entrata in vigore della legge, ma è poi slittata. La sua ultima bozza ha sollevato critiche per un’eccessiva apertura verso le grandi piattaforme tecnologiche, rischiando di annacquare il principio di responsabilità sistemica e, secondo i suoi detrattori (esperti, Parlamento e Big Tech), mettendo a repentaglio la piena attuazione dell’AI Act. Anche in questo caso emerge quanto sia difficile passare dalla teoria alla pratica: l’Ue ha visioni ambiziose, ma per reggere la sfida globale serve una messa a terra coerente e tempestiva.
diana.marcello@unioncamere-europa.eu
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