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PASSAPAROLA - L'accelerazione della Blue Economy europea tra crescita e transizione verde

Blue economy

L’economia blu europea ha consolidato la sua ripresa post-pandemia nel 2022, con 890 miliardi di euro di fatturato (+29% rispetto al 2021) e un valore aggiunto lordo di 250,7 miliardi (+33%), supportando 4,82 milioni di occupati (+16%). I primi dati del 2023 confermano il trend: 263 miliardi di GVA e 4,88 milioni di lavoratori.

Il turismo costiero domina ancora, rappresentando il 33 % del valore aggiunto e oltre il 50 % dell’occupazione nel comparto blu. Ma il vero boom proviene dalle rinnovabili marine: tra il 2013 e il 2022, l’eolico offshore ha segnato +1 049 % in GVA, con una capacità installata di 18,9 GW distribuita su 11 Paesi, sufficiente a fornire l’illuminazione ad oltre 6 milioni di famiglie. Nel solo 2022, gli investimenti hanno raggiunto 48,5 miliardi di euro, pari al 53 % degli investimenti mondiali nel settore. Il valore aggiunto di questo segmento ha toccato i 5,3 miliardi (+42%), con profitti per 4,1 miliardi (+56%).

Un motore decisivo di progresso è la transizione verde nei trasporti marittimi e nella pesca, che tra il 2013 e il 2022 ha portato a una riduzione del 10 % delle emissioni per tonnellata trasportata e del 31 % delle emissioni totali della flotta da pesca, con un calo del 17 % nel consumo di carburante per kg pescato.

Sale, inoltre, l’attenzione alle soluzioni basate sulla natura, come dune, zone umide e barriere vegetali, per arginare gli effetti dell’innalzamento del mare. Queste tecnologie naturali proteggono circa 72 000 persone da danni a un costo stimato in 1,2 miliardi di euro l’anno. Le soluzioni naturali offrono benefici economici che superano di oltre tre volte e mezzo i costi sostenuti: per ogni euro investito, il ritorno stimato è superiore a 3,5 euro. Se però le emissioni globali continueranno a crescere senza controllo, entro il 2100 i danni causati dall’innalzamento del livello del mare potrebbero superare i 1 000 miliardi di euro l’anno, con circa 3,9 milioni di persone a rischio nelle zone costiere europee.

L’edizione 2025 del rapporto estende la misurazione a settori emergenti come blue biotech, ocean energy e dissalazione, evidenziando però l’insufficienza di dati omogenei su scala UE. In generale, tra il 2012 e il 2022, la blue economy ha avuto un’espansione del 37 % in GVA e del 23 % in occupazione, superando del 2% la crescita del PIL e del 5% quella dell’occupazione UE.

Il rapporto mette in luce una persistente disuguaglianza di genere nel comparto della pesca: le donne costituiscono solo il 3,6% degli equipaggi a bordo dei pescherecci, il 22% degli addetti nell’acquacoltura e il 56,2% nella lavorazione del pescato. Tuttavia, l’assenza di dati dettagliati e disaggregati per sesso limita la possibilità di sviluppare politiche efficaci per colmare questi divari.

In conclusione, l’UE nel 2022 e 2023 conferma una ripresa robusta nei settori storici della blue economy e uno straordinario slancio nei comparti legati alla green energy e alla sostenibilità ambientale. Tuttavia, per trasformare questo slancio in azioni future resilienti, competitive e inclusive, è urgente consolidare la transizione verso pratiche decarbonizzanti, rafforzare le misurazioni statistiche nei settori emergenti e colmare i gap di genere. L’economia blu ha dimostrato di saper crescere: ora è chiamata a farlo in modo sostenibile e rigenerativo.

stefano.dessi@unioncamere-europa.eu

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