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PASSAPAROLA - L’industria chiede una pausa sull’AI Act, ma la Commissione resiste

AI ACT

Bruxelles è al centro di un acceso confronto tra imprese tecnologiche e istituzioni europee. Più di quaranta tra le principali aziende europee hanno firmato una lettera aperta chiedendo di sospendere l’entrata in vigore dell’AI Act, la nuova regolamentazione comunitaria sull’intelligenza artificiale, per concedere più tempo ai settori produttivi di adattarsi. Le principali obiezioni riguardano l’impatto dei costi di conformità, la mancanza di linee guida chiare per i modelli “general purpose” e le difficoltà che rischiano di incontrare soprattutto le piccole e medie imprese nel soddisfare requisiti tecnici e burocratici.

Dall’altra parte, la Commissione europea ha ribadito con fermezza che non c’è intenzione di modificare il calendario previsto dalla legge. Gli obblighi per i modelli di intelligenza artificiale general purpose sono entrati in vigore ad agosto 2025, mentre le disposizioni relative ai sistemi ad alto rischio si applicheranno dal 2026. Il calendario è parte integrante del regolamento. Modificarlo significherebbe riaprire l’intero iter legislativo: il testo approvato da Parlamento e Consiglio dovrebbe essere emendato con una nuova proposta della Commissione e un nuovo negoziato tra le istituzioni.

Le imprese denunciano che l’attuazione simultanea di molti obblighi regolatori senza strumenti operativi chiari (linee guida tecniche, standard, pratiche amministrative uniformi) rischia di generare caos, costi imprevedibili, ritardi nei progetti di innovazione. La Commissione, al contrario, ritiene che un rinvio comprometterebbe la credibilità della legge e l’efficacia del modello europeo in materia di sicurezza, trasparenza e tutela dei diritti oltre che favorire un vantaggio competitivo a chi opera al di fuori dei confini dell’UE o con regole meno stringenti.

Per ora nessuna sospensione è stata accordata. La Commissione ha confermato che non è previsto alcun “grace period”, nessun “stop the clock”: la normativa procederà come stabilito. Tuttavia, è emersa l’intenzione di valutare semplificazioni regolatorie, in particolare per le piccole imprese, al fine di attenuare gli oneri là dove è possibile farlo senza compromettere gli obiettivi di sicurezza e tutela.

Questa tensione tra imprese e regolatori non è solo uno scontro tecnico: riflette in modo più ampio la sfida che l’Unione europea deve affrontare nel suo tentativo di bilanciare innovazione, competitività e responsabilità. L’AI Act è pensato per diventare un modello globale, ma la sua efficacia dipenderà molto da come verrà applicato nei diversi Stati membri, da quando saranno pronti i sistemi di controllo, da quante risorse verranno messe a disposizione per rispettarlo, e da quanto sarà trasparente e prevedibile il percorso per chi deve adeguarsi.

Ana Sarateanu

Direttrice Unioncamere Europa

Aggiornato il